Torre di Pordenone, 28 marzo 1951. Giuseppe Conte di Ragogna viene incaricato dalla Soprintendenza alle Antichità delle Venezie di dirigere gli scavi presso la villa d’epoca romana che egli stesso ha portato alla luce a Torre, facendo diventare il suo castello una vera e propria “casa-museo” ricca di reperti e testimonianze dell’antica storia del Friuli. Tuttavia i suoi concittadini lo percepiscono come un personaggio “strano”. È biasimato e deriso per la sua passione quasi maniacale per l’archeologia, ma con questo incarico ufficiale può finalmente dimostrare a tutti i suoi detrattori di non essere un “bluff” e che l’attività di studio matto e disperato, svolta per molti anni in completa solitudine, ha in realtà un alto valore scientifico.
Da qui prende le mosseil nuovo progetto teatrale affidato dalla Storica Società Operaia di Pordenone ai Papu, proseguendo nel filone di riscoperta di avvenimenti e personaggi del Friuli Occidentale nell’ambito del percorso di divulgazione “Parole per un nuovo Umanesimo”, per un evento realizzato con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e del Comune di Pordenone, in collaborazione con l’Associazione Il Castello Torre APS.Domenica 4 dicembre alle ore 17.00 all’Auditorium Concordia di Pordenone, Andrea Appi e Ramiro Besa porteranno dunque in scena “Il Conte alla rovescia”, uno spettacolo di narrazione(alla loro sulfurea maniera) nel quale si potranno ripercorrere le vicende umane, ed anzi soprattutto “umanistiche”, visti i suoi molteplici interessi in queste discipline, di una delle personalità più complesse ed irrequiete di questo territorio, una regione di cui egli fu profondamente innamorato e a cui dedicò studi, progetti e appassionate ricerche.
Come prosegue la pièce, lo svelano in anteprima proprio I Papu, che annunciano uno spettacolo “con tanti perché e nessuna risposta, chimerico, fluido e scoppiettante, a dispetto dell’età media del cast”. Perché il Conte nel ’51, invece di partecipare attivamente agli scavi finalmente sotto l’egida della Soprintendenza, lasica il campo libero e si ritira dal progetto? E ancora prima, perché nel ‘34 interrompe di colpo una discreta carriera di scrittore e drammaturgo? Perché, in tutte le foto ufficiali, complice forse un volto aquilino e un naso da sparviero, risulta sempre avere “un’espressione un po’ così”? Un tentativo dunque di dipingere e descrivere la vita di uomo nato nobile e morto povero, alternando entusiasmi e riconoscimenti ad emarginazione e delusioni, con il sogno di indagare e ricostruire il passato di un amato ma poco riconoscente Friuli. Alla bravura ed immaginazione degli attori resterà il compito, entrando nel campo delle pure ipotesi speculative, di seguire il filo di questa storia, addentrandosi nelle “gioie e dolori del di Ragogna” e provando a gettare nuova luce su ciò che il Conte cercava nel proprio destino di scrittore, letterato, storico, archeologo, ma fondamentalmente di Uomo.
Lo spettacolo è ad ingresso libero fino ad esaurimento dei posti, senza prenotazione.
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