Il decreto Infrastrutture: approvato il censimento degli autovelox in Italia
Giovedì 10 luglio 2025, alla Camera dei deputati, è stato approvato con voto di fiducia il decreto Infrastrutture, che include un emendamento presentato dalla Lega. Questo emendamento prevede un censimento degli autovelox presenti sul territorio italiano. I comuni e la polizia stradale dovranno trasmettere i dati relativi agli impianti al Ministero dei Trasporti, che pubblicherà queste informazioni sul proprio sito web. L’obiettivo del provvedimento è quello di garantire maggiore trasparenza sull’utilizzo degli autovelox, in particolare su quelli installati dai comuni, molti dei quali negli ultimi anni sono stati accusati di nascondere i dispositivi per sorprendere gli automobilisti e aumentare il numero di multe.
La situazione attuale degli autovelox in Italia
Ad oggi, non esistono dati ufficiali sul numero di autovelox attivi in Italia. Secondo una stima dell’azienda Coyote group, nel 2021 erano attivi 14.297 sistemi di rilevamento della velocità, tra cui dispositivi fissi e mobili, tutor, telecamere sui semafori e agli incroci. La maggior parte dei dispositivi si trovava nel Nord Italia, con una concentrazione particolare in Veneto, seguito da Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna.
Il censimento degli autovelox e le implicazioni legali
Finora, i comuni e le province hanno gestito gli autovelox in modo autonomo, richiedendo solo un’autorizzazione preventiva al Ministero dei Trasporti, ma senza molte limitazioni. Tuttavia, negli ultimi anni, gli impianti di controllo della velocità sono aumentati notevolmente grazie alla disponibilità di nuovi dispositivi più versatili e precisi. Tra i più noti ci sono gli autovelox fissi, ma esistono anche dispositivi mobili, il tutor (che misura la velocità media tra due punti), il T-Red (che multa chi passa con il semaforo rosso) e lo scout speed (un dispositivo montato sulle auto della polizia locale che calcola la velocità in entrambi i sensi di marcia).
Molti comuni sono stati accusati di utilizzare questi strumenti non tanto per migliorare la sicurezza stradale, ma per incassare multe. In particolare, ci sono stati casi in cui gli autovelox sono stati posizionati in punti strategici dove le infrazioni sono facili, come all’uscita delle gallerie o su lunghi rettilinei con limiti di velocità molto bassi.
I dettagli richiesti dal censimento
Il censimento voluto dal governo prevede che per ogni dispositivo vengano forniti i seguenti dati: tipo, marca, modello e conferma dell’approvazione o dell’omologazione. Inoltre, sarà richiesta l’indicazione della posizione degli autovelox fissi e la caratteristica di ogni dispositivo. Solo gli autovelox che saranno correttamente censiti potranno rimanere in funzione. Questo processo permetterà agli automobilisti di verificare se il dispositivo da cui sono stati multati è stato omologato e quindi regolare.
L’omologazione degli autovelox è uno degli aspetti più discussi: alcune sentenze della Cassazione hanno stabilito che le multe sono valide solo se gli impianti sono omologati dal Ministero per lo Sviluppo Economico, e non basta una semplice autorizzazione. Questo ha portato molti giudici e prefetti a annullare le multe fatte da dispositivi non omologati.
Prospettive future
L’approvazione del decreto Infrastrutture alla Camera è solo un passaggio preliminare. Ora, il provvedimento dovrà passare al Senato per l’approvazione definitiva. La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale è prevista entro il 20 luglio 2025. Nonostante le polemiche che circondano l’utilizzo degli autovelox, il censimento rappresenta un passo importante per la trasparenza e la regolarità nella gestione dei dispositivi di controllo della velocità.