La Cantina Produttori Ramuscello e San Vito raddoppia la produzione di vino vegano. Dalla vendemmia 2022, infatti, sono stati prodotti e certificati 10mila ettolitri rispetto ai 5.400 dell’anno precedente. Di fatto, si tratta della maggior quantità di vino vegano prodotto e certificato in Friuli VG.
«Da molti anni la nostra Cantina cooperativa – spiega il presidente Gianluca Trevisan – è impegnata sulla costante ricerca della salubrità, sia delle uve che dei vini prodotti. Oltre al vino vegano, lo scorso anno abbiamo ottenuto anche la certificazione per la produzione del vino biologico. Inoltre, l’80 per cento dei nostri soci, aderisce volontariamente alla difesa integrata, denominata SQNPI e seguendone, scrupolosamente, il disciplinare ministeriale. Sul tema della sostenibilità ambientale, siamo sempre attenti alle sensibilità del mercato e alle diverse richieste degli imbottigliatori, per questo abbiamo intrapreso un percorso di assistenza tecnica in campagna, fatta di controlli e verifiche, che dovrebbe portarci all’obbiettivo di un vino a “residuo zero”».
«Quello del quale stiamo parlando è un mercato in crescita – aggiunge il direttore della Cantina, Rodolfo Rizzi -, al quale noi dedichiamo circa il 20 per cento della nostra produzione che, dalle nostre previsioni, sarà destinata ad aumentare ancora negli anni futuri. I principali imbottigliatori, per ora, sono dislocati nel Nord Italia, ma il nostro vino vegano viene già distribuito in tutta la Penisola».
Il protocollo di certificazione è stato predisposto dal Ceviq (Certificazione Vini e Prodotti Italiani di Qualità) che ha provveduto, nei giorni scorsi, a consegnare il documento ufficiale alla Cantina attraverso il suo direttore, Michele Bertolami e la dottoressa Federica Buchini. I vini certificati sono il Pinot grigio, il Prosecco, il Merlot, la Ribolla gialla e il Refosco dal peduncolo rosso.
Presenti alla consegna anche la vicepresidente della Cantina di Ramuscello, Laura Bertolin; il vicesindaco di Sesto al Reghena, Andrea Nonis e il coordinatore regionale delle Città del Vino del Friuli VG, Tiziano Venturini.
Escludere tutti i prodotti animali e relativi derivati
Per ottenere la certificazione, con la menzione a produttore di “vino vegano”, la cantina (e i suoi soci) deve ottemperare a un rigido protocollo che il Ceviq ha elaborato al fine di evitare qualsiasi contaminazione con prodotti di origine animale e i relativi derivati. Il consumatore vegano, per propria scelta, non intende assimilare alcun alimento di origine animale e nemmeno i relativi derivati. Quindi, partendo dal vigneto, si devono evitare concimazioni a base di letame e pollina per sostituirle con sovesci di leguminose e composti vegetali a base di humus, da compiere durante l’anno, a seconda delle esigenze colturali.
Per quanto riguarda il processo di trasformazione in cantina, si devono eliminare tutti i derivati animali che servono per la stabilizzazione e chiarificazione del vino per sostituirli con estratti di origine vegetale. In questo modo si eliminano anche le tante problematiche derivate dall’assunzione di sostanze allergeniche le quali, tra le altre cose, in ottemperanza alla legislazione in vigore in alcuni Paesi esteri, devono essere riportate in etichetta.
Inoltre, grazie alle lunghe soste del vino sui lieviti di fermentazione, si riesce a conferire ulteriore stabilità e completezza aromatica al vino. Per ottenere la certificazione a “vino vegano”, ancora, non si possono utilizzare le colle, a base di caseina, per etichettare le bottiglie e, quindi, vanno utilizzate esclusivamente etichette adesive. Infine. per ottenere la certificazione vegana il vino deve essere analizzato da un laboratorio accreditato che stabilisca l’assenza totale del DNA animale (bovino, suino e ittico).