Un’opera di grande valore antropologico
PORDENONE – L’arte della fotografia come archivio di memoria e identità culturale trova espressione nella mostra personale di Ulderica Da Pozzo intitolata Echi del tempo. Fotografie per una memoria identitaria, ospitata presso la Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali Pordenone. L’inaugurazione è prevista per sabato 15 febbraio alle 17.30, offrendo uno sguardo profondo sulla tradizione e la cultura plurisecolare in via di estinzione, attraverso immagini che narrano storie di luoghi e persone ormai dimenticate, lungo le montagne friulane, dalla Carnia ad Erto e fino alle Valli del Natisone.
La fotografia di Ulderica Da Pozzo: un archivio di memoria
Nel lavoro di Ulderica Da Pozzo, la fotografia si trasforma in una sorta di “macchina del tempo” che restituisce l’identità di oggetti e luoghi simbolo di una storia collettiva e personale. L’artista, dopo quarant’anni di scatti, riflette sul cambiamento dei luoghi nel tempo, spesso ora vuoti e abbandonati, cercando di catturare il tempo perduto. Le sue immagini, che esplorano stanze vuote e dettagli delle abitazioni contadine, rappresentano un omaggio a una realtà in via di estinzione e invitano alla riflessione sulla perdita e il valore del ricordo.
La curatela di Angelo Bertani: un’analisi del nostro tempo
Angelo Bertani, storico e critico d’arte, evidenzia come le opere di Da Pozzo riflettano la consapevolezza di un mondo che lentamente svanisce. La mostra include fotografie di stanze vuote e oggetti intrisi di ricordi, simboli di un’epoca passata. Scatti come un vecchio materasso abbandonato o un focolare in rovina evocano memorie e sentimenti di un passato vivo ma lontano. Particolarmente intensa è la sezione dedicata agli oggetti, che rappresentano un legame emotivo con il passato e portano con sé una forte carica simbolica e identitaria.
Un’opera di grande valore antropologico
La mostra vanta 55 opere fotografiche degli anni ’90, con una forte componente antropologica che documenta i cambiamenti della società, sottolineando la fragilità di una memoria destinata a svanire. Da Pozzo, attraverso le sue fotografie, ha immortalato luoghi, persone e tradizioni del Friuli Venezia Giulia, creando un archivio di inestimabile valore che racconta l’evoluzione di una terra e delle sue radici culturali. Questa mostra si inserisce in un lungo percorso di ricerca dell’artista, che spazia dal paesaggio all’antropologia, dal ritratto alla fotografia sociale.
Un catalogo ricco e una mostra imperdibile
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 5 aprile 2025, con ingresso gratuito dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 19. Il catalogo della mostra è disponibile in Galleria e su richiesta. Questa esposizione rappresenta una delle iniziative più significative del CICP – Centro Iniziative Culturali Pordenone, che da tempo si dedica alla valorizzazione della fotografia dal valore storico e culturale. Non solo una semplice mostra, ma un’opportunità per immergersi in un mondo che, attraverso gli occhi di Ulderica Da Pozzo, continua a raccontare e a preservare la memoria.
Un’opera di grande valore antropologico
PORDENONE – L’arte della fotografia come archivio di memoria e identità culturale trova espressione nella mostra personale di Ulderica Da Pozzo intitolata Echi del tempo. Fotografie per una memoria identitaria, ospitata presso la Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali Pordenone. L’inaugurazione è prevista per sabato 15 febbraio alle 17.30, offrendo uno sguardo profondo sulla tradizione e la cultura plurisecolare in via di estinzione, attraverso immagini che narrano storie di luoghi e persone ormai dimenticate, lungo le montagne friulane, dalla Carnia ad Erto e fino alle Valli del Natisone.
La fotografia di Ulderica Da Pozzo: un archivio di memoria
Nel lavoro di Ulderica Da Pozzo, la fotografia si trasforma in una sorta di “macchina del tempo” che restituisce l’identità di oggetti e luoghi simbolo di una storia collettiva e personale. L’artista, dopo quarant’anni di scatti, riflette sul cambiamento dei luoghi nel tempo, spesso ora vuoti e abbandonati, cercando di catturare il tempo perduto. Le sue immagini, che esplorano stanze vuote e dettagli delle abitazioni contadine, rappresentano un omaggio a una realtà in via di estinzione e invitano alla riflessione sulla perdita e il valore del ricordo.
La curatela di Angelo Bertani: un’analisi del nostro tempo
Angelo Bertani, storico e critico d’arte, evidenzia come le opere di Da Pozzo riflettano la consapevolezza di un mondo che lentamente svanisce. La mostra include fotografie di stanze vuote e oggetti intrisi di ricordi, simboli di un’epoca passata. Scatti come un vecchio materasso abbandonato o un focolare in rovina evocano memorie e sentimenti di un passato vivo ma lontano. Particolarmente intensa è la sezione dedicata agli oggetti, che rappresentano un legame emotivo con il passato e portano con sé una forte carica simbolica e identitaria.
Un’opera di grande valore antropologico
La mostra vanta 55 opere fotografiche degli anni ’90, con una forte componente antropologica che documenta i cambiamenti della società, sottolineando la fragilità di una memoria destinata a svanire. Da Pozzo, attraverso le sue fotografie, ha immortalato luoghi, persone e tradizioni del Friuli Venezia Giulia, creando un archivio di inestimabile valore che racconta l’evoluzione di una terra e delle sue radici culturali. Questa mostra si inserisce in un lungo percorso di ricerca dell’artista, che spazia dal paesaggio all’antropologia, dal ritratto alla fotografia sociale.
Un catalogo ricco e una mostra imperdibile
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 5 aprile 2025, con ingresso gratuito dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 19. Il catalogo della mostra è disponibile in Galleria e su richiesta. Questa esposizione rappresenta una delle iniziative più significative del CICP – Centro Iniziative Culturali Pordenone, che da tempo si dedica alla valorizzazione della fotografia dal valore storico e culturale. Non solo una semplice mostra, ma un’opportunità per immergersi in un mondo che, attraverso gli occhi di Ulderica Da Pozzo, continua a raccontare e a preservare la memoria.
Un’opera di grande valore antropologico
PORDENONE – L’arte della fotografia come archivio di memoria e identità culturale trova espressione nella mostra personale di Ulderica Da Pozzo intitolata Echi del tempo. Fotografie per una memoria identitaria, ospitata presso la Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali Pordenone. L’inaugurazione è prevista per sabato 15 febbraio alle 17.30, offrendo uno sguardo profondo sulla tradizione e la cultura plurisecolare in via di estinzione, attraverso immagini che narrano storie di luoghi e persone ormai dimenticate, lungo le montagne friulane, dalla Carnia ad Erto e fino alle Valli del Natisone.
La fotografia di Ulderica Da Pozzo: un archivio di memoria
Nel lavoro di Ulderica Da Pozzo, la fotografia si trasforma in una sorta di “macchina del tempo” che restituisce l’identità di oggetti e luoghi simbolo di una storia collettiva e personale. L’artista, dopo quarant’anni di scatti, riflette sul cambiamento dei luoghi nel tempo, spesso ora vuoti e abbandonati, cercando di catturare il tempo perduto. Le sue immagini, che esplorano stanze vuote e dettagli delle abitazioni contadine, rappresentano un omaggio a una realtà in via di estinzione e invitano alla riflessione sulla perdita e il valore del ricordo.
La curatela di Angelo Bertani: un’analisi del nostro tempo
Angelo Bertani, storico e critico d’arte, evidenzia come le opere di Da Pozzo riflettano la consapevolezza di un mondo che lentamente svanisce. La mostra include fotografie di stanze vuote e oggetti intrisi di ricordi, simboli di un’epoca passata. Scatti come un vecchio materasso abbandonato o un focolare in rovina evocano memorie e sentimenti di un passato vivo ma lontano. Particolarmente intensa è la sezione dedicata agli oggetti, che rappresentano un legame emotivo con il passato e portano con sé una forte carica simbolica e identitaria.
Un’opera di grande valore antropologico
La mostra vanta 55 opere fotografiche degli anni ’90, con una forte componente antropologica che documenta i cambiamenti della società, sottolineando la fragilità di una memoria destinata a svanire. Da Pozzo, attraverso le sue fotografie, ha immortalato luoghi, persone e tradizioni del Friuli Venezia Giulia, creando un archivio di inestimabile valore che racconta l’evoluzione di una terra e delle sue radici culturali. Questa mostra si inserisce in un lungo percorso di ricerca dell’artista, che spazia dal paesaggio all’antropologia, dal ritratto alla fotografia sociale.
Un catalogo ricco e una mostra imperdibile
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 5 aprile 2025, con ingresso gratuito dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 19. Il catalogo della mostra è disponibile in Galleria e su richiesta. Questa esposizione rappresenta una delle iniziative più significative del CICP – Centro Iniziative Culturali Pordenone, che da tempo si dedica alla valorizzazione della fotografia dal valore storico e culturale. Non solo una semplice mostra, ma un’opportunità per immergersi in un mondo che, attraverso gli occhi di Ulderica Da Pozzo, continua a raccontare e a preservare la memoria.
Un’opera di grande valore antropologico
PORDENONE – L’arte della fotografia come archivio di memoria e identità culturale trova espressione nella mostra personale di Ulderica Da Pozzo intitolata Echi del tempo. Fotografie per una memoria identitaria, ospitata presso la Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali Pordenone. L’inaugurazione è prevista per sabato 15 febbraio alle 17.30, offrendo uno sguardo profondo sulla tradizione e la cultura plurisecolare in via di estinzione, attraverso immagini che narrano storie di luoghi e persone ormai dimenticate, lungo le montagne friulane, dalla Carnia ad Erto e fino alle Valli del Natisone.
La fotografia di Ulderica Da Pozzo: un archivio di memoria
Nel lavoro di Ulderica Da Pozzo, la fotografia si trasforma in una sorta di “macchina del tempo” che restituisce l’identità di oggetti e luoghi simbolo di una storia collettiva e personale. L’artista, dopo quarant’anni di scatti, riflette sul cambiamento dei luoghi nel tempo, spesso ora vuoti e abbandonati, cercando di catturare il tempo perduto. Le sue immagini, che esplorano stanze vuote e dettagli delle abitazioni contadine, rappresentano un omaggio a una realtà in via di estinzione e invitano alla riflessione sulla perdita e il valore del ricordo.
La curatela di Angelo Bertani: un’analisi del nostro tempo
Angelo Bertani, storico e critico d’arte, evidenzia come le opere di Da Pozzo riflettano la consapevolezza di un mondo che lentamente svanisce. La mostra include fotografie di stanze vuote e oggetti intrisi di ricordi, simboli di un’epoca passata. Scatti come un vecchio materasso abbandonato o un focolare in rovina evocano memorie e sentimenti di un passato vivo ma lontano. Particolarmente intensa è la sezione dedicata agli oggetti, che rappresentano un legame emotivo con il passato e portano con sé una forte carica simbolica e identitaria.
Un’opera di grande valore antropologico
La mostra vanta 55 opere fotografiche degli anni ’90, con una forte componente antropologica che documenta i cambiamenti della società, sottolineando la fragilità di una memoria destinata a svanire. Da Pozzo, attraverso le sue fotografie, ha immortalato luoghi, persone e tradizioni del Friuli Venezia Giulia, creando un archivio di inestimabile valore che racconta l’evoluzione di una terra e delle sue radici culturali. Questa mostra si inserisce in un lungo percorso di ricerca dell’artista, che spazia dal paesaggio all’antropologia, dal ritratto alla fotografia sociale.
Un catalogo ricco e una mostra imperdibile
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 5 aprile 2025, con ingresso gratuito dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 19. Il catalogo della mostra è disponibile in Galleria e su richiesta. Questa esposizione rappresenta una delle iniziative più significative del CICP – Centro Iniziative Culturali Pordenone, che da tempo si dedica alla valorizzazione della fotografia dal valore storico e culturale. Non solo una semplice mostra, ma un’opportunità per immergersi in un mondo che, attraverso gli occhi di Ulderica Da Pozzo, continua a raccontare e a preservare la memoria.
Un’opera di grande valore antropologico
PORDENONE – L’arte della fotografia come archivio di memoria e identità culturale trova espressione nella mostra personale di Ulderica Da Pozzo intitolata Echi del tempo. Fotografie per una memoria identitaria, ospitata presso la Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali Pordenone. L’inaugurazione è prevista per sabato 15 febbraio alle 17.30, offrendo uno sguardo profondo sulla tradizione e la cultura plurisecolare in via di estinzione, attraverso immagini che narrano storie di luoghi e persone ormai dimenticate, lungo le montagne friulane, dalla Carnia ad Erto e fino alle Valli del Natisone.
La fotografia di Ulderica Da Pozzo: un archivio di memoria
Nel lavoro di Ulderica Da Pozzo, la fotografia si trasforma in una sorta di “macchina del tempo” che restituisce l’identità di oggetti e luoghi simbolo di una storia collettiva e personale. L’artista, dopo quarant’anni di scatti, riflette sul cambiamento dei luoghi nel tempo, spesso ora vuoti e abbandonati, cercando di catturare il tempo perduto. Le sue immagini, che esplorano stanze vuote e dettagli delle abitazioni contadine, rappresentano un omaggio a una realtà in via di estinzione e invitano alla riflessione sulla perdita e il valore del ricordo.
La curatela di Angelo Bertani: un’analisi del nostro tempo
Angelo Bertani, storico e critico d’arte, evidenzia come le opere di Da Pozzo riflettano la consapevolezza di un mondo che lentamente svanisce. La mostra include fotografie di stanze vuote e oggetti intrisi di ricordi, simboli di un’epoca passata. Scatti come un vecchio materasso abbandonato o un focolare in rovina evocano memorie e sentimenti di un passato vivo ma lontano. Particolarmente intensa è la sezione dedicata agli oggetti, che rappresentano un legame emotivo con il passato e portano con sé una forte carica simbolica e identitaria.
Un’opera di grande valore antropologico
La mostra vanta 55 opere fotografiche degli anni ’90, con una forte componente antropologica che documenta i cambiamenti della società, sottolineando la fragilità di una memoria destinata a svanire. Da Pozzo, attraverso le sue fotografie, ha immortalato luoghi, persone e tradizioni del Friuli Venezia Giulia, creando un archivio di inestimabile valore che racconta l’evoluzione di una terra e delle sue radici culturali. Questa mostra si inserisce in un lungo percorso di ricerca dell’artista, che spazia dal paesaggio all’antropologia, dal ritratto alla fotografia sociale.
Un catalogo ricco e una mostra imperdibile
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 5 aprile 2025, con ingresso gratuito dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 19. Il catalogo della mostra è disponibile in Galleria e su richiesta. Questa esposizione rappresenta una delle iniziative più significative del CICP – Centro Iniziative Culturali Pordenone, che da tempo si dedica alla valorizzazione della fotografia dal valore storico e culturale. Non solo una semplice mostra, ma un’opportunità per immergersi in un mondo che, attraverso gli occhi di Ulderica Da Pozzo, continua a raccontare e a preservare la memoria.
Un’opera di grande valore antropologico
PORDENONE – L’arte della fotografia come archivio di memoria e identità culturale trova espressione nella mostra personale di Ulderica Da Pozzo intitolata Echi del tempo. Fotografie per una memoria identitaria, ospitata presso la Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali Pordenone. L’inaugurazione è prevista per sabato 15 febbraio alle 17.30, offrendo uno sguardo profondo sulla tradizione e la cultura plurisecolare in via di estinzione, attraverso immagini che narrano storie di luoghi e persone ormai dimenticate, lungo le montagne friulane, dalla Carnia ad Erto e fino alle Valli del Natisone.
La fotografia di Ulderica Da Pozzo: un archivio di memoria
Nel lavoro di Ulderica Da Pozzo, la fotografia si trasforma in una sorta di “macchina del tempo” che restituisce l’identità di oggetti e luoghi simbolo di una storia collettiva e personale. L’artista, dopo quarant’anni di scatti, riflette sul cambiamento dei luoghi nel tempo, spesso ora vuoti e abbandonati, cercando di catturare il tempo perduto. Le sue immagini, che esplorano stanze vuote e dettagli delle abitazioni contadine, rappresentano un omaggio a una realtà in via di estinzione e invitano alla riflessione sulla perdita e il valore del ricordo.
La curatela di Angelo Bertani: un’analisi del nostro tempo
Angelo Bertani, storico e critico d’arte, evidenzia come le opere di Da Pozzo riflettano la consapevolezza di un mondo che lentamente svanisce. La mostra include fotografie di stanze vuote e oggetti intrisi di ricordi, simboli di un’epoca passata. Scatti come un vecchio materasso abbandonato o un focolare in rovina evocano memorie e sentimenti di un passato vivo ma lontano. Particolarmente intensa è la sezione dedicata agli oggetti, che rappresentano un legame emotivo con il passato e portano con sé una forte carica simbolica e identitaria.
Un’opera di grande valore antropologico
La mostra vanta 55 opere fotografiche degli anni ’90, con una forte componente antropologica che documenta i cambiamenti della società, sottolineando la fragilità di una memoria destinata a svanire. Da Pozzo, attraverso le sue fotografie, ha immortalato luoghi, persone e tradizioni del Friuli Venezia Giulia, creando un archivio di inestimabile valore che racconta l’evoluzione di una terra e delle sue radici culturali. Questa mostra si inserisce in un lungo percorso di ricerca dell’artista, che spazia dal paesaggio all’antropologia, dal ritratto alla fotografia sociale.
Un catalogo ricco e una mostra imperdibile
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 5 aprile 2025, con ingresso gratuito dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 19. Il catalogo della mostra è disponibile in Galleria e su richiesta. Questa esposizione rappresenta una delle iniziative più significative del CICP – Centro Iniziative Culturali Pordenone, che da tempo si dedica alla valorizzazione della fotografia dal valore storico e culturale. Non solo una semplice mostra, ma un’opportunità per immergersi in un mondo che, attraverso gli occhi di Ulderica Da Pozzo, continua a raccontare e a preservare la memoria.
Un’opera di grande valore antropologico
PORDENONE – L’arte della fotografia come archivio di memoria e identità culturale trova espressione nella mostra personale di Ulderica Da Pozzo intitolata Echi del tempo. Fotografie per una memoria identitaria, ospitata presso la Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali Pordenone. L’inaugurazione è prevista per sabato 15 febbraio alle 17.30, offrendo uno sguardo profondo sulla tradizione e la cultura plurisecolare in via di estinzione, attraverso immagini che narrano storie di luoghi e persone ormai dimenticate, lungo le montagne friulane, dalla Carnia ad Erto e fino alle Valli del Natisone.
La fotografia di Ulderica Da Pozzo: un archivio di memoria
Nel lavoro di Ulderica Da Pozzo, la fotografia si trasforma in una sorta di “macchina del tempo” che restituisce l’identità di oggetti e luoghi simbolo di una storia collettiva e personale. L’artista, dopo quarant’anni di scatti, riflette sul cambiamento dei luoghi nel tempo, spesso ora vuoti e abbandonati, cercando di catturare il tempo perduto. Le sue immagini, che esplorano stanze vuote e dettagli delle abitazioni contadine, rappresentano un omaggio a una realtà in via di estinzione e invitano alla riflessione sulla perdita e il valore del ricordo.
La curatela di Angelo Bertani: un’analisi del nostro tempo
Angelo Bertani, storico e critico d’arte, evidenzia come le opere di Da Pozzo riflettano la consapevolezza di un mondo che lentamente svanisce. La mostra include fotografie di stanze vuote e oggetti intrisi di ricordi, simboli di un’epoca passata. Scatti come un vecchio materasso abbandonato o un focolare in rovina evocano memorie e sentimenti di un passato vivo ma lontano. Particolarmente intensa è la sezione dedicata agli oggetti, che rappresentano un legame emotivo con il passato e portano con sé una forte carica simbolica e identitaria.
Un’opera di grande valore antropologico
La mostra vanta 55 opere fotografiche degli anni ’90, con una forte componente antropologica che documenta i cambiamenti della società, sottolineando la fragilità di una memoria destinata a svanire. Da Pozzo, attraverso le sue fotografie, ha immortalato luoghi, persone e tradizioni del Friuli Venezia Giulia, creando un archivio di inestimabile valore che racconta l’evoluzione di una terra e delle sue radici culturali. Questa mostra si inserisce in un lungo percorso di ricerca dell’artista, che spazia dal paesaggio all’antropologia, dal ritratto alla fotografia sociale.
Un catalogo ricco e una mostra imperdibile
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 5 aprile 2025, con ingresso gratuito dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 19. Il catalogo della mostra è disponibile in Galleria e su richiesta. Questa esposizione rappresenta una delle iniziative più significative del CICP – Centro Iniziative Culturali Pordenone, che da tempo si dedica alla valorizzazione della fotografia dal valore storico e culturale. Non solo una semplice mostra, ma un’opportunità per immergersi in un mondo che, attraverso gli occhi di Ulderica Da Pozzo, continua a raccontare e a preservare la memoria.
Un’opera di grande valore antropologico
PORDENONE – L’arte della fotografia come archivio di memoria e identità culturale trova espressione nella mostra personale di Ulderica Da Pozzo intitolata Echi del tempo. Fotografie per una memoria identitaria, ospitata presso la Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali Pordenone. L’inaugurazione è prevista per sabato 15 febbraio alle 17.30, offrendo uno sguardo profondo sulla tradizione e la cultura plurisecolare in via di estinzione, attraverso immagini che narrano storie di luoghi e persone ormai dimenticate, lungo le montagne friulane, dalla Carnia ad Erto e fino alle Valli del Natisone.
La fotografia di Ulderica Da Pozzo: un archivio di memoria
Nel lavoro di Ulderica Da Pozzo, la fotografia si trasforma in una sorta di “macchina del tempo” che restituisce l’identità di oggetti e luoghi simbolo di una storia collettiva e personale. L’artista, dopo quarant’anni di scatti, riflette sul cambiamento dei luoghi nel tempo, spesso ora vuoti e abbandonati, cercando di catturare il tempo perduto. Le sue immagini, che esplorano stanze vuote e dettagli delle abitazioni contadine, rappresentano un omaggio a una realtà in via di estinzione e invitano alla riflessione sulla perdita e il valore del ricordo.
La curatela di Angelo Bertani: un’analisi del nostro tempo
Angelo Bertani, storico e critico d’arte, evidenzia come le opere di Da Pozzo riflettano la consapevolezza di un mondo che lentamente svanisce. La mostra include fotografie di stanze vuote e oggetti intrisi di ricordi, simboli di un’epoca passata. Scatti come un vecchio materasso abbandonato o un focolare in rovina evocano memorie e sentimenti di un passato vivo ma lontano. Particolarmente intensa è la sezione dedicata agli oggetti, che rappresentano un legame emotivo con il passato e portano con sé una forte carica simbolica e identitaria.
Un’opera di grande valore antropologico
La mostra vanta 55 opere fotografiche degli anni ’90, con una forte componente antropologica che documenta i cambiamenti della società, sottolineando la fragilità di una memoria destinata a svanire. Da Pozzo, attraverso le sue fotografie, ha immortalato luoghi, persone e tradizioni del Friuli Venezia Giulia, creando un archivio di inestimabile valore che racconta l’evoluzione di una terra e delle sue radici culturali. Questa mostra si inserisce in un lungo percorso di ricerca dell’artista, che spazia dal paesaggio all’antropologia, dal ritratto alla fotografia sociale.
Un catalogo ricco e una mostra imperdibile
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 5 aprile 2025, con ingresso gratuito dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 19. Il catalogo della mostra è disponibile in Galleria e su richiesta. Questa esposizione rappresenta una delle iniziative più significative del CICP – Centro Iniziative Culturali Pordenone, che da tempo si dedica alla valorizzazione della fotografia dal valore storico e culturale. Non solo una semplice mostra, ma un’opportunità per immergersi in un mondo che, attraverso gli occhi di Ulderica Da Pozzo, continua a raccontare e a preservare la memoria.