Per domani è stato indetto uno sciopero di tutte le testate del Gruppo Gedi, sia cartacee che online. È quanto si apprende dopo l’allarme lanciato dal Coordinamento dei Comitati di Redazione del Gruppo sulle notizie di trattative con gruppi interessati all’acquisizione delle storiche testate del Nordest, ‘Il Mattino di Padova’, ‘La Nuova di Venezia’, ‘la Tribuna di Treviso’, ‘il Corriere delle Alpi’, ‘Il Messaggero Veneto’, ‘Il Piccolo’ e la ‘Gazzetta di Mantova’.
Un principio che, secondo il coordinamento dei Cdr del Gruppo, può essere esteso alla ‘Stampa’, a ‘la Repubblica’ e alle altre testate di Gedi.
“Siamo tutti in vendita”, l’allarme lanciato dopo una riunione con i vertici del Gruppo dal Coordinamento dei Cdr. “A distanza di soli due mesi da quando l’amministratore delegato del Gruppo Gedi, Maurizio Scanavino, aveva sottolineato come l’assetto dei giornali del gruppo, dai locali ai nazionali, rappresentasse il ‘perimetro di riferimento dell’azienda’, è stato comunicato che si valutano proposte di vendita di singole testate o gruppi di esse. L’amministratore delegato, negando vi siano trattative formali in corso, ha ammesso che l’azienda è pronta però ‘a valutare offerte in base a quanto e chi‘.
E il principio può essere esteso anche a La Stampa, la Repubblica, Il Secolo XIX, la Provincia Pavese, la Sentinella del Canavese, le radio, sulla cui possibile vendita l’amministratore delegato non si è espresso: ‘Mi rifiuto di parlare di perimetro’. Il perimetro non esiste più, di fatto – sottolinea il Coordinamento dei Comitati di Redazione del Gruppo Gedi- Questo repentino cambio di strategia da dicembre a febbraio è stato imputato ai dati di chiusura di bilancio. L’azienda ha affermato di voler proseguire nel percorso di potenziamento dell’informazione digitale e dei contenuti di intrattenimento, avviato negli ultimi anni con tutte le testate: ma è lecito domandarsi, fino a quando?
La logica del vantaggio economico si è rapidamente sostituita a quella dell’interesse per i territori – spiega ancora – il presidio informativo di questi, il valore sociale dell’informazione per la quale tutti i giornalisti lavorano quotidianamente anche affrontando da tempo sfide e incognite di una non facile transizione digitale Non possiamo accettare che tutto l’impegno profuso in questi anni di lavoro sia oggi messo sul mercato con tanta leggerezza – si legge ancora nella nota – Stupisce e ferisce che la storia delle testate e il loro rapporto con la cronaca, la gente, le imprese sia interessante solo fino a quando non arriva l’offerta giusta per venderlo. Per questa ragione tutte le testate del gruppo, già in stato di agitazione, annunciano iniziative di protesta”.
Pronta la replica: “L’editore si dissocia dall’interpretazione capziosa che il coordinamento dei Cdr ha voluto dare alle risposte date in occasione dell’incontro odierno. Affermazioni come quelle contenute nel comunicato pubblicato sono inutilmente allarmiste, contrarie alla verità e ingenerose rispetto ai numerosi progetti innovativi realizzati negli ultimi anni, in tutte le aree del Gruppo, che hanno sempre al centro la qualità del lavoro giornalistico e la professionalità di chi scrive per le nostre testate”.