Pordenone, 25 gennaio 2024. In occasione della Giornata della Memoria, mercoledì 31 gennaio alle 20.45, Cinemazero riporta alla luce una storia incredibile e molto poco conosciuta: quella del “Titanic nazista”, film di Herbert Selpin e Werner Klingler realizzato nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Durante le riprese, la nave Cap Arcona fu «prima set di finzione per un film sul colossale disastro marittimo del Titanic e poi set reale del terribile “Titanic-Holocaust”», come scrive il giornalista e critico cinematografico Giuseppe Ghigi, che introdurrà la proiezione a Pordenone. Tra i sopravvissuti Berek Jakubowicz, il “dentista di Auschwitz”, che riuscì ad arrivare a riva e nascondersi fino alla liberazione.
L’idea di Hitler e Goebbels era quella di realizzare un film di propaganda antibritannica, in un momento in cui il morale dei tedeschi, bombardati dagli alleati, era a terra. Bisognava dipingere i nemici come cinici, avidi e vili, «un popolo di plutocrati privi di qualsiasi forma di eticità». Il film doveva mostrare che il naufragio del transtlantico era stato causato, più che dall’iceberg, dall’avidità degli armatori senza scrupoli della nave. Già in fase di sceneggiatura, ricorda Ghigi, «il progetto venne definito dalla stampa specializzata tedesca la dimostrazione del brutale cinismo degli speculatori inglesi».
All’inizio il regista è Herbert Selpin, che insiste per girare con una nave vera, nonostante le difficoltà e i rischi, nel bel mezzo del conflitto mondiale. Goebbels riesce a mettere a sua disposizione il transatlantico Cap Arcona, che era stata costruito nel 1927 proprio per emulare il Titanic. La regia venne poi affidata a Werner Klingler che terminò il film nell’ottobre del ’42. Ma Goebbels bloccò l’uscita in sala, forse rendendosi conto che la storia di un capitano che porta la sua nave ad affondare poteva richiamare la situazione tragica della Germania di Hitler.
La storia della Cap Arcona, però, non finisce con il film. Nel marzo del 1945, quando le truppe sovietiche avanzano e i campi di concentramento vengono evacuati, perché i nazisti volevano che nessun prigioniero cadesse vivo nelle mani del nemico, nella baia di Neustadt-Lubecca, viene dato l’ordine di imbarcare su alcune navi, tra cui la Cap Arcona, i prigionieri e ancorarle a qualche miglio di distanza dalla costa, per essere incendiate e trasformate in forni crematori, o affondate. Più di seimila ebrei e altri detenuti vengono imbarcati nella Cap Arcona. Pochissimi sono sopravvissuti all’Olocausto del Titanic.