SACILE (PORDENONE) – La battaglia di Dario contro il tumore maligno
Dario, 38 anni, ha ricevuto la diagnosi devastante di tumore maligno all’età di 33 anni. Da allora, ha affrontato con coraggio e determinazione un lungo percorso fatto di terapie, interventi e controlli periodici. Dopo tre anni, è considerato “pulito”, ma vive con il costante timore di una recidiva e si sottopone ogni quattro mesi a esami di routine come analisi del sangue, TAC, colonscopie ed ecografie.
Il disagio di chi non può permettersi alternative
Il prossimo controllo, un’ecografia fondamentale, è stato fissato per il 2026 tramite il CUP, con quasi due anni di attesa. Questo controllo potrebbe fare la differenza tra una diagnosi precoce e una ricaduta non individuata in tempo.
«Mi hanno proposto alternative solo in altre città: Udine, Tarvisio, Trieste», racconta Dario. «Ma con i costi del viaggio e del tempo perso, finirei per spendere più del ticket». L’opzione del privato è possibile, ma non alla portata di tutti.
«Con le TAC ho sempre faticato a trovare posto, ma con le ecografie finora non era mai stato così difficile», afferma Dario con amarezza.
Il racconto si trasforma in denuncia collettiva
Lo sfogo di Dario ha suscitato una reazione di disagio condiviso. In molti hanno commentato la sua storia con esperienze simili, come chi ha atteso un anno per una visita neurologica solo per far leggere un referto già pronto. Liviana Covre, ex insegnante di Sacile, si è rassegnata: «Metto da parte ogni mese quello che posso per pagare le visite. Sono viva grazie ai medici, ma il sistema peggiora ogni giorno».
Questa situazione riflette un fenomeno in forte crescita: il ricorso al diritto di garanzia è passato da poco più di 2.000 richieste a oltre 21.000 in pochissimo tempo, segnalando un problema serio per il Servizio Sanitario Nazionale.