C’è un affluente del fiume Tagliamento che nasconde storie incredibili: lo conosci?
Il Torrente But, affluente del Tagliamento, è un angolo nascosto della Carnia ricco di storie, leggende e natura selvaggia.


Nel cuore aspro e autentico della Carnia, c’è un torrente che in pochi conoscono davvero, ma che ha modellato la storia, la geografia e la memoria del Friuli più vero. È il Torrente But, affluente del fiume Tagliamento, che scorre con forza tra valli strette e boscose, custodendo leggende dimenticate, tracce di antichi insediamenti e storie di resistenza e rinascita. Un corso d’acqua minore solo sulla carta, perché nel cuore di chi lo vive, il But è molto più di un torrente: è l’anima della montagna.
Dalle sorgenti alpine al Tagliamento: il viaggio del But
Il torrente But nasce nei pressi del passo di Monte Croce Carnico, a oltre 1.000 metri di quota, al confine con l’Austria. Da lì, inizia il suo viaggio verso il Tagliamento, che raggiunge nei pressi di Tolmezzo. Lungo il percorso, attraversa borghi e paesi ricchi di fascino come Paluzza, Sutrio, Arta Terme e infine Tolmezzo, il capoluogo della Carnia, dove il But cede le sue acque al grande fiume friulano.
L’intero corso del torrente è segnato da cascate, strette gole, ponti sospesi e sorgenti termali. Ma soprattutto, è punteggiato da storie che solo gli abitanti del luogo ricordano, tramandate di generazione in generazione, come un patrimonio orale che il tempo rischia di cancellare.
Tra contrabbandieri, streghe e borghi dimenticati
Il But è il protagonista silenzioso di molte leggende locali. Si racconta, ad esempio, che lungo una delle sue anse, nei pressi di Zuglio, si nascondesse un tempo una casa di streghe, donne accusate di magia che vivevano isolate nei boschi e usavano le erbe raccolte sulle rive del torrente per preparare pozioni curative.
Durante la guerra, invece, il But fu rifugio dei partigiani, che sfruttavano le sue gole nascoste per eludere i rastrellamenti. Alcuni tratti del torrente sono ancora oggi chiamati con i nomi dati proprio in quegli anni: "il salto del patriota", "il guado dei ribelli", a dimostrazione di un passato scolpito nell’acqua.
E poi ci sono le storie di contrabbandieri, che attraversavano il confine con l’Austria al calare del sole, percorrendo sentieri lungo il But con zaini carichi di merce. Il torrente era via di fuga, sentiero nascosto, complice silenzioso.
Il But oggi: natura, silenzio e autenticità
Oggi il Torrente But è un paradiso per gli amanti della natura e del silenzio. Lungo il suo corso si snodano sentieri escursionistici immersi nei boschi, ideali per trekking e passeggiate in ogni stagione. Uno dei più suggestivi parte da Arta Terme e risale il torrente tra pozze limpide, passaggi rocciosi e ponti in legno, fino ad arrivare ai pressi del Monte Zoncolan, noto per il ciclismo ma perfetto anche per chi cerca una Carnia nascosta e autentica.
Proprio ad Arta Terme, lungo le sponde del But, sgorgano acque termali conosciute fin dall’epoca romana, ricche di minerali e proprietà curative. Un luogo dove la forza dell’acqua si fa benessere, e dove il torrente diventa alleato della salute.
Un torrente da ascoltare
Chi ha la fortuna di camminare lungo il But, sa che non è solo acqua che scorre. È una voce antica, che racconta storie di montagna, di fatica e di comunità. È l’identità profonda di un Friuli che non si lascia scoprire in fretta, ma che sa premiare chi ha voglia di ascoltare.
Un luogo da riscoprire, che si collega idealmente ad altri tesori della regione: dai sentieri delle Valli del Natisone agli itinerari delle Cascate di Crosis, fino agli eventi culturali che animano la regione come la Notturna di Soffumbergo, dove il paesaggio naturale diventa teatro sotto le stelle.