Nel Friuli-Venezia Giulia è stato di recente rilevato un alto consumo di cannabis.
Ma di quale cannabis parliamo?
Non ci riferiamo alla canapa light, come quella di Justbob, noto e-commerce dedicato alla vendita di prodotti al CBD e, per questo, del tutto legali. Stiamo parlando della cannabis propriamente detta, o marijuana, ad oggi annoverata tra le sostanze stupefacenti e, dunque, illegali sia per quanto riguarda la coltivazione che il consumo.
Un campanello d’allarme?
Potrebbe essere, ma forse è anche il segnale che qualcosa dovrebbe cambiare al livello legislativo. Nel seguente articolo approfondiremo l’argomento, illustrando i numeri del consumo di cannabis rilevati da una recente ricerca, le evidenze emerse da questi ultimi e le considerazioni che possono esser fatte sul modo di intervenire su tale fenomeno.
L’indagine sul consumo di droga in Italia e i suoi risultati
Di recente è stato eseguito uno studio condotto dall’Istituto Mario Negri, e pubblicato dall’agenzia Dire, sul consumo delle droghe in Italia. La ricerca, finanziata e supportata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha rilevato il consumo di droghe sul territorio nazionale in Italia nel biennio 2020-2022 e i risultati sono stati pubblicati nella Relazione Annuale al Parlamento.
Le sostanze prese in considerazione sono svariate: cocaina, ecstasy, eroina e metamfetamina, tra le tante.
Nel nostro caso, però, come facilmente intuibile dal titolo dell’articolo, ci concentreremo su una di queste in particolare: la cannabis.
Ebbene, in base ai dati rilevati dallo studio, è emerso che il capoluogo del Friuli Venezia Giulia si posiziona tra le prime città per il consumo di questa sostanza, accanto ad altre realtà come Nuoro, Cagliari, Bologna e Trento, con un consumo superiore alle 100 dosi al giorno ogni migliaio di abitanti.
Il metodo in base al quale è stata eseguita questa indagine si basa sull’analisi delle acque reflue, ovvero sull’esame delle acque di scarico al fine di rilevare i residui metabolici di sostanze droganti (come la cannabis per l’appunto) così da calcolare, attraverso modelli statistici, la quantità di sostanze stupefacenti consumata in media dalla popolazione.
La diffusione del consumo di cannabis in Italia: i numeri del fenomeno
Dai risultati dello studio sopracitato sembra che Trieste e, forse, più in generale il Friuli-Venezia Giulia stiano sperimentando un diffuso consumo di cannabis.
Ma cosa succede, invece, al livello nazionale?
Anche guardando all’Italia nella sua interezza le statistiche evidenziano una notevole diffusione della cannabis. Basti pensare che, secondo un’indagine del 2023, sul territorio nazionale si contano circa 4 milioni di persone che l’hanno assunta almeno una volta nel corso dell’anno tra gli adulti, in un range di età che va dai 18 agli 84 anni. E, se guardiamo agli adolescenti (tra i 15 e i 18 anni) le cifre parlano di ben 580.000 giovani che ne fanno uso.
Insomma, stiamo parlando di percentuali nell’ordine dell’8,5% nel primo caso e del 24% nel secondo, statistiche che ci portano a domandarci: al di là dei motivi alla base di tutto ciò, in che modo si può intervenire in favore dei cittadini, dell’economia e, più in generale, dell’intero sistema italiano?
C’è chi pensa che la soluzione possa essere la legalizzazione della cannabis, prendendo atto che si tratta di un fenomeno che non può essere interrotto bruscamente con una politica repressiva e che anzi, di fronte a normative proibizioniste, può solo mostrare il peggio di sé, lasciando nelle mani della criminalità organizzata un mercato redditizio e aumentando il rischio per i consumatori in relazione alla bassa qualità della sostanza.
Ma quali sarebbero gli effetti di una simile decisione?
Vediamoli nel seguente paragrafo.
Quali effetti conseguirebbero dalla legalizzazione della cannabis?
La legalizzazione potrebbe avere un impatto significativo sul mercato illegale, attualmente stimato a circa 16 miliardi di euro all’anno, dei quali il 39% riguarda la cannabis, che potrebbe essere tassato e regolamentato dallo Stato, offrendo un’importante fonte di entrate fiscali e riducendo al contempo l’influenza delle organizzazioni criminali.
Un’analisi economica in particolare ha stimato che la legalizzazione della cannabis potrebbe generare introiti fiscali tra i 2 e i 4 miliardi di euro, tenendo conto di fattori come l’autoconsumo e il residuo contrabbando.
In aggiunta, si consideri che attualmente, le attività di contrasto al traffico di sostanze stupefacenti costano all’Italia circa 600 milioni di euro l’anno. Queste risorse potrebbero essere risparmiate o reinvestite in altri settori, come la salute pubblica o l’educazione.
La legalizzazione consentirebbe anche un controllo maggiore sulla qualità e sulla distribuzione della cannabis, potenzialmente riducendo i rischi per i consumatori e limitando l’accesso ai minori. Un mercato legale e regolamentato potrebbe anche offrire prodotti a prezzi competitivi rispetto al mercato nero, disincentivando così l’acquisto illecito.
Insomma, vale davvero la pena di guardare alla legalizzazione come a un’alternativa vantaggiosa all’attuale proibizionismo, sia per zone particolarmente interessate dal fenomeno del consumo di cannabis (come il caso di Trieste) che sull’intero territorio nazionale?
Piuttosto che dare una risposta precisa al riguardo, preferiamo lasciare i lettori liberi di ragionarci su individualmente, augurandoci che i dati fin qui forniti possano guidarli nella soluzione dell’interrogativo.