PORDENONE – Con una mostra di particolare intensità, concepita attorno al tema dell’“Amor hominis” e di un sentimento di carità per il prossimo, si apre a Cordenons la 33^ edizione del Festival internazionale di Musica Sacra promosso da Presenza e Cultura con il Centro Iniziative Culturali Pordenone. Ancora una volta l’inaugurazione di nuovi percorsi espositivi a tema prefigura il cartellone musicale vero e proprio del festival, e l’appuntamento è per sabato 7 settembre al Centro Culturale Aldo Moro di Cordenons, alle 17.30. “AMOR HOMINIS. Uomo in mare” titola la mostra dell’artista veneto Stefano Orsetti, del quale saranno proposte26 opere realizzate a olio, grafite e con tecniche miste, in gran parte prodotte a memoria del tragico naufragio di Lampedusa dell’11 ottobre 2013, di forte impatto espressionista, e altre inedite, realizzate appositamente per questa mostra. «È questa la prima delle tre mostre d’arte che accompagneranno il Festival, intitolate al tema della Charitas – spiegano il presidente PEC Orioldo Marson e la presidente del Centro Iniziative Culturali Maria Francesca Vassallo -L’amore cristiano infatti è verso Dio, ma anche verso i propri simili e verso tutto il creato, come del resto s’incarica di ricordarci Francesco d’Assisi nel suo famoso Cantico. Appunto a rendere per immagini il tema dell’amore verso l’uomo, particolarmente efficace si prospetta la mostra che Stefano Orsetti – artista di Portogruaro uscito dalla scuola di Vedova a Venezia – realizzò presso il Monastero del Marango, tra Concordia e Caorle, nel 2014. In quella mostra, intitolata Uomo in mare. Le migrazioni dell’uomo Orsetti rifletteva, attraverso le sue pitture ma anche attraverso un immaginario dialogo tra due persone, sul tema dei migranti, riferendosi in particolare al terribile naufragio accaduto l’11 ottobre del 2013 presso l’isola di Lampedusa. E a quella mostra aggiunge adesso ulteriori opere che potremo scoprire visitando la mostra, la numero 499 del vastissimo palinsesto prodotto nel tempo dal Centro Iniziative Culturali Pordenone». L’allestimento è prodotto in sinergia con il Comune di Cordenons, a cura di Giancarlo Pauletto per il coordinamento di Maria Francesca Vassallo e di Mario Giannatiempo dell’Associazione MediaNaonis. Alla vernice della mostra, sabato 7 settembre alle 17.30, interverranno con il curatore Giancarlo Pauletto, i direttori artistici del Festival internazionale di Musica Sacra, Franco Calabretto e Eddi De Nadai. Per l’occasione sarà proposto un intermezzo musicale a cura della violinista Prisca Luce Verardo. Visite fino al 28 settembre, con ingresso libero, nelle giornate di lunedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 16 alle 19. Info Associazione Media Naonis www.medianaonis.it e Presenza e Cultura www.centroculturapordenone.it
«Non c’è dubbio – aggiunge il curatore, Giancarlo Pauletto – che si tratti di una mostra fortemente impegnata sul piano etico e che richiede allo spettatore un impegno serio di osservazione e riflessione. È composta di grandi e piccoli lavori, di opere “esaustive” e di appunti, di rapidi scorci che annunciano idee figurative e suggeriscono possibilità ulteriori. Sia nei grandi come nei piccoli appare anzitutto efficace il disegno, nella sua capacità di impostare, suggerire, realizzare. Per i lavori piccoli penso innanzitutto all’acquarello con le figure che passeggiano sulla spiaggia, ritratte con precisione, ma senza rigidezza. E la stessa giustezza hanno i colori, sabbia e acqua che suggeriscono un momento di totalmente estiva quotidianità. Anche il battello carico di migranti: con rapidi tratti di segno e di colore, fra i lavori più piccoli, restituisce la dura peculiarità di una situazione umana al limite che diventa tragica per il ritardo di chi doveva intervenire. Per le misure grandi mi limito a due esempi: quello intitolato La barca dei soccorsi, che galleggia in alto come una sorta di miraggio, mentre i corpi ormai abbandonati all’acqua affondano in primo piano, nelle posizioni scomposte determinate dalla forza di gravità e dalla pressione delle onde: una pittura potentemente tragica, reale, fattuale, che non lascia scampo né alla coscienza né a qualsivoglia “buona intenzione”. L’altro esempio è una pittura su carta intelata dal sapore in qualche misura “rinascimentale”: per il gioco prospettico su cui è impostata la figura distesa, per la cupola in cui essa è inserita, insomma per il tono vagamente “leonardesco” in cui essa alla fine respira. Attingendo così ad elementi classici, espressionisti e paracubisti sapientemente usati, Orsetti conduce il suo discorso “umanistico” con grande efficacia figurativa».