I servizi socioeducativi del Friuli VG rischiano la paralisi completa, con la concreta possibilità che i servizi erogati a migliaia di famiglie – spesso con familiari disabili o in condizioni di fragilità – non possano più essere garantiti. A denunciare la situazione sono Confcooperative e Legacoop, le due associazioni cooperativistiche del Friuli VG, che in una nota chiedono l’urgente intervento delle Istituzioni.
Il problema nasce dal fatto che soltanto il 45% degli educatori, secondo una stima dello scorso anno, ha un titolo professionale aggiornato a quanto previsto dalle norme introdotte nel 2017 dalla legge 205, che aveva ridefinito i titoli di studio necessari, di fatto aggravando ulteriormente la carenza di tali figure professionali. Un problema al quale, dopo un primo regime transitorio, si era risposto con l’avvio di corsi organizzati dalle università di Trieste e Udine: in questo modo, si consentiva agli educatori che già, spesso da moltissimi anni, svolgevano la professione con riconosciuta competenza, di ottenere l’ambita qualifica richiesta dalla nuova normativa.
Poi, era arrivata una deroga introdotta nel 2022 con una delibera della Regione che, a fronte dell’aggravarsi della carenza di educatori, aveva consentito al settore di tirare un sospiro di sollievo: gli educatori, infatti, semplicemente non sono in numero sufficiente alle esigenze dei servizi socioeducativi regionali.
Monta però ora la preoccupazione fra gli operatori del settore dopo che il Consiglio di Stato, a ottobre, ha bocciato la deroga introdotta dalla Regione con la propria delibera. Decisione che rischia di rivelarsi un boomerang: «Su oltre 2.200 educatori censiti, sono ancora molti quelli non in linea con i nuovi requisiti ancorché da anni impegnati nel settore», spiegano Luca Fontana, presidente regionale di Federsolidarietà (Federazione delle cooperative sociali di Confcooperative) e Paolo Felice, presidente regionale di Legacoopsociali. «Nonostante il successo dei corsi organizzati anche grazie alla legge Iori per qualificare il personale e allo sforzo congiunto che ha coinvolto gli atenei regionali, la Regione e le associazioni cooperative, il problema è ben lungi dall’essersi risolto», sottolineano Fontana e Felice.
I rappresentanti delle cooperative sociali non esitano a definire “drammatica” la situazione dopo la sentenza della giustizia amministrativa: «È concretamente a rischio la continuità dei servizi: gli educatori non sono in numero sufficiente ed è indispensabile che le Istituzioni trovino una soluzione efficace: l’aggiornamento professionale e la qualificazione del personale è un obiettivo assolutamente condivisibile, ma tempi e modalità sono assolutamente non realistici e rischiano di portare al blocco di servizi essenziali, dalle comunità per minori, alla presa in carico di persone con disabilità, agli interventi socioeducativi rivolti a minori e famiglie in situazione di disagio e fragilità.
«Alla fine, rischiano di essere i più fragili e le loro famiglie a dover pagare: ecco perché una soluzione è indispensabile e urgente», è l’appello lanciato dal mondo cooperativo.