Emergenza lavoro in FVG: pensioni e invecchiamento mettono in crisi le imprese. Ecco perchè
Friuli Venezia Giulia, entro il 2029 usciranno 75.400 lavoratori. Pensioni e invecchiamento minacciano il mercato del lavoro. Un’inchiesta sui rischi e le prospettive.


Un dato che fa riflettere e che potrebbe cambiare il volto economico e sociale del Friuli Venezia Giulia: entro il 2029 ben 75.400 lavoratori regionali lasceranno il posto di lavoro. La quasi totalità raggiungerà la pensione, ma non mancheranno uscite per motivi diversi: dimissioni volontarie, perdita dell’impiego, trasferimento all’estero o passaggi da lavoro dipendente ad autonomo.
Sarà una vera e propria fuga dal lavoro: circa il 14% dell’intera forza lavoro del Friuli Venezia Giulia uscirà dal ciclo produttivo. Un fenomeno che non ha precedenti e che rischia di innescare conseguenze profonde sul tessuto economico, occupazionale e sociale.
Le dimensioni di un esodo senza precedenti
Secondo l’Ufficio studi CGIA, che ha analizzato i dati di Unioncamere – Excelsior e del Ministero del Lavoro, il Friuli Venezia Giulia dovrà sostituire 75.400 addetti entro i prossimi quattro anni.
Un numero che può sembrare contenuto se confrontato con regioni come la Lombardia (567.700 lavoratori da rimpiazzare), il Lazio (305.000) o il Veneto (291.200). Tuttavia, in rapporto alla popolazione attiva, la cifra assume un peso enorme per una regione piccola come il FVG.
Di questi, circa 40.400 sono lavoratori dipendenti del settore privato: più della metà del totale (53,6%).
Un Paese sempre più vecchio, un Friuli senza ricambio
La “fuga dal lavoro” è strettamente legata al progressivo invecchiamento della popolazione lavorativa.
Nel 2023 l’indice di anzianità – che misura il rapporto tra lavoratori under 35 e over 55 – ha raggiunto quota 65,2 in Italia. In Friuli Venezia Giulia, il valore è ancora più alto: 73,6, uno dei più elevati di tutto il Nord Italia (superato solo dalla Liguria).
Questo significa che, ogni 100 lavoratori con meno di 35 anni, ce ne sono quasi 74 con più di 55. Il problema è duplice:
- pochi giovani entrano nel mercato del lavoro, spesso con formazione non adeguata alle richieste delle imprese;
- i lavoratori più anziani restano in servizio più a lungo, rallentando il ricambio.
Il risultato? Un tessuto produttivo squilibrato, in cui il rischio è di perdere competenze ed esperienza senza avere giovani pronti a raccoglierne l’eredità.
Il rischio per le imprese: guerra per i dipendenti migliori
Gli imprenditori friulani e giuliani già oggi denunciano difficoltà nel trovare personale disposto a lavorare in fabbrica, in officina o in cantiere. Ma se oggi il problema è serio, domani potrebbe diventare esplosivo.
Quando decine di migliaia di addetti esperti lasceranno il lavoro, le aziende non avranno a disposizione giovani preparati per sostituirli. L’unica alternativa sarà “rubarsi” i dipendenti migliori dalle aziende concorrenti, con una spirale fatta di offerte economiche più alte, bonus, benefit.
Il rischio è un mercato del lavoro frammentato, instabile, con lavoratori contesi a colpi di aumenti salariali e piccole imprese penalizzate, incapaci di competere con le realtà più strutturate.
Giovani e formazione: il grande nodo irrisolto
Un altro problema strutturale è quello della formazione.
Molti giovani friulani alla ricerca di occupazione presentano un deficit di competenze tecniche e pratiche rispetto alle richieste delle aziende.
Mancano profili professionali specializzati in settori come:
- metalmeccanica e meccatronica,
- edilizia e impiantistica,
- sanità e assistenza sociale,
- digitale e ICT.
Il sistema scolastico e universitario, pur offrendo percorsi qualificati, non sempre dialoga in modo efficace con le esigenze del mondo produttivo. Questo genera una frattura: imprese che cercano lavoratori qualificati e giovani che faticano a entrare nel mercato.
Le regioni più vecchie e il quadro nazionale
Il Friuli Venezia Giulia non è un caso isolato, ma si inserisce in un quadro nazionale di progressivo invecchiamento.
Le regioni con i lavoratori più anziani sono:
- Basilicata (indice 82,7),
- Sardegna (82,2),
- Molise (81,2),
- Abruzzo (77,5),
- Liguria (77,3).
Tutte con valori molto superiori alla media nazionale. Questo scenario mostra un Paese sempre più vecchio, con un ricambio generazionale lento e insufficiente.
Friuli Venezia Giulia: tra rischi e opportunità
Per il Friuli Venezia Giulia, l’esodo dei prossimi anni rappresenta una sfida epocale.
Da un lato, il rischio di perdere competenze e professionalità preziose per l’industria e i servizi. Dall’altro, l’opportunità di ripensare il sistema del lavoro, investendo su:
- formazione tecnica e professionale dei giovani,
- politiche attive del lavoro efficaci,
- incentivi all’occupazione giovanile,
- integrazione di lavoratori dall’estero.
Se non si agirà in fretta, il rischio è quello di un collasso occupazionale: meno lavoratori disponibili, più concorrenza tra imprese, salari alle stelle per pochi e precarietà per molti.