Api in sciamatura: un fenomeno naturale da conoscere e rispettare
Maggio è il mese in cui è più alta la probabilità che le famiglie di api possano sciamare, un evento del tutto naturale che fa parte del loro ciclo biologico e riproduttivo, ma che si trasforma spesso in preoccupazione e disagi per i cittadini che si ritrovano in giardino un allegro ammasso ronzante di api. Consorzio apicoltori della provincia di Udine e Laboratorio apistico regionale, che fa riferimento all’Università di Udine, e Comando di Udine dei Vigili del Fuoco in occasione della Giornata mondiale delle api hanno quindi voluto quest’anno dare informazioni sul fenomeno e indicazioni precise su come comportarsi per far conoscere ai cittadini questo fenomeno ancestrale, renderli consapevoli del fascino che racchiude e permettere loro di comportarsi correttamente qualora vengano a contatto in prima persona con uno sciame d’api.
Riproduzione dell’alveare
“La sciamatura prima di essere un fenomeno da prevenire per gli apicoltori, o un incidente da gestire da parte dei vigili del fuoco, è un fenomeno naturale di grande fascino e di altrettanto grande importanza – così lo definisce Francesco Nazzi, docente all’Università di Udine e collaboratore del Laboratorio apistico regionale -. A seguito della sciamatura, infatti, da un alveare pre-esistente se ne forma un altro; perciò si può dire che la sciamatura rappresenta il modo in cui si riproduce il super-organismo alveare. In tal modo viene assicurata la continuazione di questa specie sociale, che contribuisce in modo sostanziale all’impollinazione delle piante con fiore, comprese molte colture agrarie, e dunque anche al nostro benessere”.
Una ricerca pacifica
“Alla vigilia della sciamatura, le api operaie allevano una nuova regina e prima che essa diventi adulta, lo sciame, formato dalla vecchia regina scortata da migliaia di api operaie, lascia l’alveare per trovare un nuovo nido – continua Nazzi -. Appena lasciato l’alveare, lo sciame si posa nei pressi dell’arnia da cui proviene, mentre le esploratrici perlustrano il territorio in cerca di una sistemazione idonea; di solito, questo è il momento in cui le persone comuni notano lo sciame. Terminata la ricerca, lo sciame si sposta in quella che diventerà la nuova casa della colonia. Dato che la ricerca di un nuovo nido può richiedere del tempo, prima di lasciare la vecchia casa, le api ingurgitano il miele che servirà loro per sopravvivere per alcuni giorni. Poiché questo miele viene immagazzinato in una parte dell’intestino che si trova nell’addome, come il pungiglione, l’estrazione di quest’ultimo da parte delle api dello sciame è tutt’altro che semplice; inoltre, come tutti sanno, il comportamento aggressivo delle api si manifesta soprattutto in difesa del nido che, invece, lo sciame non possiede ancora. Perciò, le api dello sciame, sono poco pericolose e la loro permanenza nei luoghi di sosta provvisori è del tutto transitoria. Di conseguenza, se, da un lato, è prudente non avvicinarsi a uno sciame e richiedere tempestivamente l’intervento dei vigili del fuoco e di un apicoltore, non bisogna allarmarsi e, al contrario, approfittare dell’occasione per contemplare in sicurezza un fenomeno naturale straordinario”.
Vigili del fuoco solo in caso di emergenza
“Il cittadino che individua uno sciame può chiamare direttamente gli apicoltori del Consorzio, contattabili anche attraverso gli uffici del proprio Comune o la polizia locale – spiega per il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco Franco Trigatti –. La nostra Sala Operativa, invece, deve essere chiamata soltanto in caso di reale emergenza. Possiamo infatti intervenire solo quando ci sia un pericolo concreto e immediato per l’incolumità pubblica, come ad esempio uno sciame all’interno di scuole, ospedali, o luoghi molto affollati. Oppure se il nido o lo sciame ostruisce vie di fuga, accessi di sicurezza o impianti critici”.
Fondamentale è il tempismo
“Per poter operare correttamente e velocemente il recupero di uno sciame è importantissimo che la segnalazione della sua presenza venga effettuata nel più breve tempo possibile dal suo arrivo – spiega il presidente del Consorzio apicoltori della provincia di Udine, Marco Felettig -. Purtroppo accade molte volte che le persone avvistano le api, ma attendono anche qualche giorno prima di contattare un apicoltore, nella speranza che lo sciame se ne vada, cosa che può accadere ma solo per spostare il problema in un altro posto il più delle volte angusto e di difficile intervento. Gli sciami, infatti, appena usciti dall’arnia di partenza si posano inizialmente su un ramo di un albero formando i caratteristici agglomerati a forma di grande pera e, in una fase successiva, seguendo una decina di api esploratrici, si spostano nel luogo prescelto per costruire la loro nuova dimora. Questi luoghi si trovano di solito nei muri delle case o più fastidiosamente nei cassonetti delle tapparelle. Da qui l’importanza di una pronta segnalazione per attivare la macchina del recupero che ha necessità di tempi tecnici per intervenire”.
No al fai da te, ucciderle è un reato
“Altra brutta abitudine è quella di utilizzare insetticidi o il fuoco per spaventare gli imenotteri, azioni queste che non portano a nessun risultato se non il rendere complicato il successivo lavoro di recupero – continua Felettig -. Con l’utilizzo degli insetticidi o con il fuoco si sopprime solo parte delle api formanti lo sciame lasciando le altre disorientate e difficilmente raggruppabili per il recupero. Bisogna ricordare, inoltre, che sopprimere le api è illegale e perseguibile penalmente, quindi potrebbe costare caro a chi lo esegue. L’unico caso nel quale si può procedere con la soppressione della colonia d’api è quando quest’ultima si insedia in un posto nel quale non è possibile recuperarla e che può essere pericoloso per la salute pubblica. In tal caso, previa certificazione da parte dei servizi veterinari pubblici, può intervenire una ditta di disinfestazione autorizzata che provvederà alla soppressione con prodotti insetticidi autorizzati”.